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GIUBILEO 2025, LE NORME PER LA CONCESSIONE DELL’INDULGENZA PLENARIA

Il dono dell’indulgenza ”permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio”, esso “è una grazia giubilare”. Una definizione contenuta nella Spes non confundit, la Bolla pontificia con cui lo scorso 9 maggio il Papa ha indetto il Giubileo 2025, e che la Penitenzieria Apostolica riporta nel documento sulle norme per la concessione dell’indulgenza durante l’Anno Santo.

Nel documento, che porta la firma del cardinale penitenziere maggiore Angelo De Donatis e del reggente monsignor Krzysztof Nykiel, si legge che durante il Giubileo Ordinario del 2025 “tutti i fedeli veramente pentiti, escludendo qualsiasi affetto al peccato e mossi da spirito di carità e che, nel corso dell’Anno Santo, purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa Comunione, pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, dal tesoro della Chiesa potranno conseguire pienissima Indulgenza, remissione e perdono dei loro peccati, da potersi applicare alle anime del Purgatorio in forma di suffragio”.

I fedeli, pellegrini di speranza, potranno conseguire l’indulgenza Giubilare concessa dal Santo Padre “se intraprenderanno un pio pellegrinaggio verso qualsiasi luogo sacro giubilare”, partecipando alla messa oppure “ad una Messa rituale per il conferimento dei sacramenti di iniziazione cristiana o l’Unzione degli infermi; alla celebrazione della Parola di Dio; alla Liturgia delle ore (ufficio delle letture, lodi, vespri); alla Via Crucis; al Rosario mariano; all’inno Akathistos; ad una celebrazione penitenziale, che termini con le confessioni individuali dei penitenti, come è stabilito nel rito della Penitenza” sia a Roma (almeno in una delle quattro basiliche papali maggiori di San Pietro in Vaticano, del Santissimo Salvatore in Laterano, di Santa Maria Maggiore, di San Paolo fuori le Mura) che in Terra Santa (almeno in una delle tre basiliche Santo Sepolcro in Gerusalemme, della Natività in Betlemme, dell’Annunciazione in Nazareth) o in altre circoscrizioni ecclesiastiche: cattedrale, chiese e luoghi sacri designati dall’Ordinario del luogo.

In occasione dell’Anno giubilare, si potranno visitare, “oltre ai predetti insigni luoghi di pellegrinaggio, anche questi altri luoghi sacri alle stesse condizioni. In Roma: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San Lorenzo al Verano, la Basilica di San Sebastiano (si raccomanda vivamente la devota visita detta ‘delle sette Chiese’, tanto cara a San Filippo Neri), il Santuario del Divino Amore, la Chiesa di Santo Spirito in Sassia, la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, luogo del Martirio dell’Apostolo, le Catacombe cristiane; le chiese dei cammini giubilari dedicati rispettivamente all’Iter Europaeum e le chiese dedicate alle Donne Patrone d’Europa e Dottori della Chiesa (Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Santa Brigida a Campo de’ Fiori, Chiesa Santa Maria della Vittoria, Chiesa di Trinità dei Monti, Basilica di Santa Cecilia a Trastevere, Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio); in altri luoghi nel mondo: le due Basiliche Papali minori di Assisi, di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli; le Basiliche Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei, di Sant’Antonio di Padova; qualsiasi Basilica minore, chiesa cattedrale, chiesa concattedrale, santuario mariano nonché, per l’utilità dei fedeli, qualsiasi insigne chiesa collegiata o santuario designato da ciascun vescovo diocesano od eparchiale, come pure santuari nazionali o internazionali”, indicati dalle Conferenze Episcopali. 

I fedeli veramente pentiti che non potranno partecipare alle solenni celebrazioni, ai pellegrinaggi e alle pie visite per gravi motivi (come anzitutto tutte le monache e i monaci di clausura, gli anziani, gli infermi, i reclusi, come pure coloro che, in ospedale o in altri luoghi di cura, prestano servizio continuativo ai malati), “conseguiranno l’indulgenza giubilare, alle medesime condizioni se, uniti in spirito ai fedeli in presenza, particolarmente nei momenti in cui le parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi diocesani verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione, reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita”.

Secondo le norme l’indulgenza viene “annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza”. L’invito ai fedeli è quello di riscoprire ”le opere di misericordia corporale e spirituale” facendo visita a chi si trova in necessità o difficoltà come per esempio infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili. Si può ottenere indulgenza “anche mediante iniziative che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo, riscoprendo in particolare il valore penitenziale del venerdì: astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui (per esempio digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme generali della Chiesa e le specificazioni dei Vescovi), nonché devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri; sostenendo opere di carattere religioso o sociale” o “dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato” La Penitenzieria esorta tutti i sacerdoti ad “offrire con generosa disponibilità e dedizione di sé la più ampia possibilità ai fedeli di usufruire dei mezzi della salvezza, adottando e pubblicando fasce d’orario per le confessioni, in accordo con i parroci o i rettori delle chiese limitrofe”. Infine, la Penitenzieria invita i vescovi “di aver cura di spiegare chiaramente le disposizioni e i principi per la santificazione dei fedeli, tenendo conto in modo particolare delle circostanze di luogo, di cultura e di tradizioni” di ciascun popolo.

 

 

 Norme sulla Concessione dell’Indulgenza,. Qui il testo: NORME SULLA CONCESSIONE INDULGENZA

IERI ALLE SCOTTE IL FOCUS SULL’UMANIZZAZIONE DELLE CURE – IL VIDEO

A 40 anni di distanza dalla pubblicazione di questa fondamentale e profetica Lettera Apostolica ieri pomeriggio all’Ospedale Santa Maria alle Scotte a Siena si è tenuto l’incontro su “L’umanizzazione delle cure“. L’evento era promosso dall’Azienda Ospedaliera-Universitaria Senese, dall’arcidiocesi di Siena Colle- di Val D’Elsa-Montalcino e dalla diocesi di Montepulciano Chiusi-Pienza.

Sono intervenuti il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, don Riccardo Personè, parroco di S. Martino a Sinalunga e cappellano degli ospedali riuniti della Valdichiana, don Claudio Suetti, sacerdote e infermiere presso il Centro di cure palliative pediatriche dell’ospedale “Bambino Gesù”. sarà presente Antonio Barretta, direttore generale dell’AOU Senese.

QUI IL VIDEO: https://youtu.be/UXUvWYp_kU4?si=UMzHS4Zovq631bIz  

QUI IL TESTO DELL’INTERVENTO DI DON RICCARDO PERSONE’:

La Salvifici Doloris a 40 anni e l’umanizzazione delle cure

PIENZA, OGGI LA MESSA IN SUFFRAGIO DI DON ICILIO ROSSI A 3 ANNI DALLA SCOMPARSA

Era il 16 maggio 2021 quando ci lasciava a 92 anni Don Icilio Rossi parroco di Sinalunga per 37 anni dal 1951 al 1988, successivamente di Pienza, per un trentennio, ma anche Vicario della Diocesi di Montepulciano-Chiusi e Pienza.

Era nato a Celle sul Rigo nel 1928. Figura carismatica quella di don Icilio che nel suo lungo percorso diocesano ha saputo attrarre attorno a sé la simpatia, l’affetto e l’amicizia a trecentosessanta gradi di tutta la popolazione, in particolare delle persone più giovani che hanno di lui un ricordo indelebile. Per anni è stato assistente regionale dell’azione cattolica toscana e anche grazie a questo ruolo ha organizzato indimenticabili campi estivi per i ragazzi sinalunghesi a Sappada nelle Dolomiti. Poliedrico e conosciuto da tutti, non nascondeva la sua grande passione per il calcio e come ricordano alcuni vecchi tifosi di Sinalunga, sembra che negli anni Settanta, stesse per portare addirittura a compimento il trasferimento di Paolo Rossi dalla Cattolica Virtus alla Sinalunghese, attraverso una trattativa gestita personalmente. Aveva poi stretti rapporti con Ettore Bernabei, per anni presidente Rai che era solito fargli visita in parrocchia a Sinalunga ogni fine settimana, approfittando della sua residenza secondaria a Scopetello. E molti ricordano anche il suo stretto rapporto con il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e con l’onorevole Rosy Bindi.

Oggi pomeriggio nella cattedrale di Pienza alla ore 18 la Santa messa in suffragio di don Icilio Rossi presieduta dal parroco don Giampaolo Riccardi.

PUBBLICATO IL VOLUME DI RICORDI SU MARCO FÈ, DISPONIBILE SUL SITO

Marco Fè, scomparso l’anno scorso, è stato un personaggio molto amato e stimato non solo a Chiusi ma in tutta la provincia e oltre. E’ stato anche un punto di riferimento per tante generazioni.

E’ stato pubblicato il volume “A Marco, maestro di vita” che raccoglie numerose testimonianze di affetto, stima e  riconoscenza nei confronti di Fè, che è stato uno storico collaboratore dell’Araldo Poliziano e fondatore del festival nazionale “Ragazzi in Gamba”, la rassegna dedicata al teatro, alla musica, al canto, alla danza, al folklore, al cortometraggio, alla poesia, alla pittura e alla scultura, creata a Chiusi dal maestro Marco Fè e che ha raggiunto il record di partecipazione di oltre 100 tra scuole e agenzie artistiche extrascolastiche.

Qui il link: https://www.montepulcianochiusipienza.it/wp-content/uploads/sites/2/2024/05/A-MARCO-maestro-di-vita.pdf

Maestro elementare, ha ricoperto anche l’incarico di consigliere comunale della Dc quando c’era ancora la democrazia cristiana.  Vicinissimo al mai dimenticato Don Mosè Mannelli, Marco è stato tra i primi cattolici ad avvicinarsi prima all’Ulivo e poi al Pd.  Recentemente era stato chiamato anche a ricoprire un ruolo di rilievo nella Fondazione Orizzonti.

Il ricordo di Don Antonio Canestri, vicario Diocesi Montepulciano – Chiusi – Pienza:  “La cosa che vorrei ricordare di Marco, al di là della sua operosità di relazioni, di attività e di tanti momenti vissuti insieme, sia di vita parrocchiale che diocesana, è il tempo finale, è il tempo della malattia che l’ha portato alla morte. Poter stare con lui settimanalmente – ogni sabato pomeriggio lo andavo a trovare – è stato per me un dono! Quel che vedevo è stata una fede bella, capace di abbellire e di coprire con la sua bellezza una brutta malattia. Tanto più calavano le forze e lui pensava sempre alla chiesa, alla parrocchia, alla famiglia, alle tante cose da fare, rimaneva in evidenza la fede. Diminuiva la capacità di respirare, di parlare, di relazionarsi, l’attenzione nell’ascolto, aumentava la spossatezza, ma emergeva la fede come la lucerna sul candeliere. Questo è il ricordo bello che ho di lui! Un uomo con una fede bella, questo vorrei conservare e custodire! Quella fede che dà beatitudine alla vita secondo le parole di Giovanni nel suo Vangelo “beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29). Marco ci consegna questa verità: la fede non è un impegno della vita, ma la fonte della beatitudine della vita!” Quindi benvenuto questo libretto che ci racconta un po’ di lui “perché nulla vada perduto” (Gv 6,12)”.

 

 

 

DOMANI IL CARD. LOJUDICE A RADIO VATICANA PER L’INCONTRO DEI MOVIMENTI SOCIALI CON IL PAPA

Domani, 16 maggio 2024 alle ore 16,18 il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza interverrà su Radio Vaticana nella trasmissione “Il Mondo alla Radio – dall’internazionale alla cronaca locale” condotta da Luca Collodi. (

(Le frequenze 103.8 FM per Roma città e 105 FM per Roma e provincia).

Il tema dell’intervento sarà il prossimo incontro a Verona dei Movimenti sociali con Papa Francesco alla luce anche dell’evento organizzato a Siena lunedì scorso.

MONTEPULCIANO, DAGLI STUDENTI DEI LICEI POLIZIANI IL SONDAGGIO: “VALDICHIANA SENZA LUOGHI DI RITROVO”

In quattro non arrivano a 70 anni ma, con senso civico e voglia di partecipare alla vita pubblica, mostrano una solida maturità. Si chiamano Caterina Buracchi, Alessandro Contemori, Teresa Gambacciani e Dafne Rosati, sono studenti dei Licei Poliziani e componenti del clan Ophiuchi del gruppo Scout Montepulciano 1°, e hanno presentato i risultati di un’indagine, condotta insieme ai coetanei Leonardo Barbessi e Brando Belvisi, sui luoghi di incontro per i giovani nella Valdichiana Senese.

Il primo risultato che emerge è chiaro: il 65% degli intervistati ritiene che nel proprio paese non ci siamo sufficienti luoghi di ritrovo per i giovani e il 58,2% dice di sentirne il bisogno. Il sondaggio è stato effettuato nell’ambito dell’annuale ’capitolo’, lo strumento che il clan scout utilizza per affrontare tematiche relative alla comunità di appartenenza; è stato rivolto – dopo l’autorizzazione della dirigenza scolastica – a studenti tra 13 e 20 anni che frequentano i Licei Poliziani e l’Istituto Valdichiana, sede di Montepulciano, e ha raccolto ben 177 risposte alle 20 domande sui cui è stato articolato.

I giovani (in maggioranza ragazze, il 61%) che, in forma anonima, hanno compilato il questionario online si attestano maggiormente nella fascia di età 15-16 anni (44,6%) e risiedono in tutti e dieci i Comuni dell’area; senza pretese di scientificità, l’ampiezza del campione e la serietà nella gestione, rendono i risultati se non attendibili, almeno significativi. Un problema più volte sollevato, quello delle opportunità che i centri del sud senese offrono ai giovani per ritrovarsi, trova conferma nelle opinioni dei diretti interessati. E questo benché due terzi dei ragazzi – fanno osservare gli autori della ricerca – svolgano un’attività oltre lo studio (sport in netta prevalenza, ma anche musica e danza) che, per il 26%, li occupa 8 ore alla settimana e comporta dunque la frequenza di un impianto o comunque di uno spazio destinato ad accoglierli.

La mancanza si avverte proprio nel tempo libero e porta alla luce l’altra faccia della medaglia: in mancanza di luoghi di aggregazione, c’è chi rimane a casa, da solo. Quanto, infine, a chi debba occuparsi della gestione di questi spazi, è schiacciante la maggioranza (77,4%) che ritiene che debba essere pubblica, con motivazioni anche significative, come la garanzia di accessibilità a chiunque ma anche come segno di responsabilità della socialità, intesa come interesse pubblico. È un messaggio, in piena campagna elettorale, che tutte le formazioni politiche devono tenere in considerazione.

 

Fonte: La Nazione edizione Siena.

OGGI L’INCONTRO SU “L’UMANIZZAZIONE DELLE CURE” A 40 ANNI DALLA “SALVIFICI DOLORIS”

L’11 febbraio 1984 veniva pubblicata la “Salvifici doloris”, la Lettera Apostolica di San Giovanni Paolo II, che, prima di tutto, fu un invito alla Chiesa a incontrare l’uomo di ogni tempo proprio sulla via della sofferenza (qui in fondo il testo completo).

L’esposizione diventa poi riflessione sulla sofferenza umana, che desta compassione, rispetto e a suo modo intimidisce. Nella sofferenza è contenuta la grandezza di uno specifico mistero. Intorno al mistero della sofferenza, i due motivi: “bisogno del cuore” e “imperativo della fede” sembrano avvicinarsi particolarmente tra loro e unirsi nelle parole di San Paolo, quando afferma: “completo quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa?” (Col 1,24).

A 40 anni di distanza dalla pubblicazione di questa fondamentale e profetica Lettera Apostolica oggi, mercoledì 15 maggio 2024, alle ore 16,30 presso l’aula 6 del centro didattico dell’Ospedale Santa Maria alle Scotte a Siena si terrà l’incontro su “L’umanizzazione delle cure“.

L’evento è promosso dall’Azienda Ospedaliera-Universitaria Senese, dall’arcidiocesi di Siena Colle- di Val D’Elsa-Montalcino e dalla diocesi di Montepulciano Chiusi-Pienza.

Intervengono il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, don Riccardo Personè, parroco di S. Martino a Sinalunga e cappellano degli ospedali riuniti della Valdichiana, don Claudio Suetti, sacerdote e infermiere presso il Centro di cure palliative pediatriche dell’ospedale “Bambino Gesù”. sarà presente Antonio Barretta, direttore generale dell’AOU Senese.

L’evento, che è aperto alla cittadinanza e ai professionisti, verrà trasmesso in diretta sul canale YOUTUBE @AouSenese.

 

QUI IL TESTO COMPLETO DELLA SALVIFICI DOLORIS: LETTERA APOSTOLICA SALVIFICI DOLORIS    

SI CELEBRA OGGI LA 58ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Si celebra oggi, domenica 12 maggio 2024, la 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Il tema scelto da Papa Francesco per quest’anno è: “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. “L’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale – si legge nella presentazione del tema – rende sempre più naturale comunicare attraverso e con le macchine, in modo che è diventato sempre più difficile distinguere il calcolo dal pensiero, il linguaggio prodotto da una macchina da quello generato dagli esseri umani”. “Come tutte le rivoluzioni anche questa basata sull’intelligenza artificiale, pone nuove sfide affinché le macchine non contribuiscano a diffondere un sistema di disinformazione a larga scala e non aumentino anche la solitudine di chi già è solo, privandoci di quel calore che solo la comunicazione tra persone può dare”, si legge ancora nel comunicato: “È importante guidare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi, perché vi sia in ognuno una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di queste forme differenti di comunicazione che si vanno ad affiancare a quelle dei social media e di Internet. È necessario che la comunicazione sia orientata a una vita più piena della persona umana”. Qui il testo completo del documento firmato da Papa Francesco a San Giovanni in Laterano lo scorso 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti: https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/20240124-messaggio-comunicazioni-sociali.html

GIUBILEO 2025: PAPA FRANCESCO HA CONSEGNATO LA BOLLA D’INDIZIONE, “SPES NON CONFUNDIT”

Papa Francesco ha consegnato “Spes non confundit”, la Bolla d’indizione dell’Anno Santo 2025. Appelli per detenuti, malati, anziani e giovani in preda a droghe e trasgressioni. Il Pontefice annuncia che aprirà una Porta Santa in carcere, invoca il condono dei debiti ai Paesi poveri, maggiore natalità, accoglienza per i migranti e rispetto del Creato, auspica la creazione di un Fondo per abolire la fame e l’impegno di pace della diplomazia. “È troppo sognare che le armi smettano di portare distruzione?”

È la speranza ciò che il Papa invoca come dono nel Giubileo 2025 per un mondo segnato dal frastuono delle armi, dalla morte, dalla distruzione, dall’odio verso il prossimo, dalla fame, dal “debito ecologico”, dalla scarsa natalità. È la speranza il balsamo che Francesco vuole stendere sulle ferite di un’umanità che, “immemore dei drammi del passato”, è sottoposta a “una nuova e difficile prova” che vede “tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza” oppure in preda ad una crescita esponenziale della povertà, nonostante le risorse non manchino e siano perlopiù impiegate per spese militari. Spes non confundit, la speranza non delude è il titolo, tratto dalla Lettera ai Romani (Rm 5,5) della Bolla di indizione del Giubileo ordinario consegnata ieri pomeriggio, 9 maggio, dal Papa alle Chiese dei cinque continenti durante i secondi Vespri della Solennità dell’Ascensione. La Bolla contiene suppliche, proposte (come quella ai Governi di amnistia o condono della pena ai detenuti o quella di un Fondo mondiale per eliminare la fame con i soldi delle armi), poi appelli per detenuti, malati, anziani, poveri, giovani, e annuncia le novità di un Anno Santo – una su tutte, l’apertura di una Porta Santa in carcere – che avrà come tema “Pellegrini di speranza”, in riferimento ai fedeli che giungeranno a Roma e a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli, lo celebreranno nelle Chiese particolari.

QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA BOLLA DI INDIZIONE DEL GIUBILEO “SPES NON CONFUNDIT”

 

Una data comune per la Pasqua

Nel documento Papa Francesco guarda al passato e cioè al Giubileo Straordinario della misericordia” indetto nel 2015, ma anche al futuro, ovvero alla celebrazione nel 2033 dei duemila anni della Redenzione e, ancor prima, ai 1700 anni dalla celebrazione del primo grande Concilio Ecumenico di Nicea che tra i vari temi trattò anche la datazione della Pasqua. “A tale riguardo, vi sono ancora oggi posizioni differenti, che impediscono di celebrare nello stesso giorno l’evento fondante della fede”, sottolinea il Papa. Ma “per una provvidenziale circostanza, ciò avverrà proprio nell’Anno 2025”.

Possa essere questo un appello per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente a compiere un passo deciso verso l’unità intorno a una data comune per la Pasqua. Molti, è bene ricordarlo, non hanno più cognizione delle diatribe del passato e non comprendono come possano sussistere divisioni a tale proposito

 

L’apertura della Porta Santa

In mezzo a queste “grandi tappe”, il Papa stabilisce che la Porta Santa della Basilica di San Pietro sia aperta il 24 dicembre 2024, dando così inizio al Giubileo ordinario. La domenica successiva, 29 dicembre, il Pontefice aprirà la Porta Santa di San Giovanni in Laterano. A seguire, il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Madre di Dio, verrà aperta la Porta Santa di Santa Maria Maggiore. Il 5 gennaio la Porta Santa di San Paolo fuori le Mura. Queste tre Porte Sante saranno chiuse entro domenica 28 dicembre dello stesso anno. Invece il 29 dicembre 2024, in tutte le cattedrali e concattedrali i vescovi dovranno celebrare l’Eucaristia come solenne apertura dell’Anno giubilare. Il Giubileo terminerà con la chiusura della Porta Santa di San Pietro il 6 gennaio 2026, Epifania.

La pazienza, virtù decisiva

Auspicio di Francesco è che “per tutti”, in particolare i più sfiduciati che “guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo”, l’Anno Santo possa essere occasione per “rianimare la speranza” e anche la virtù della pazienza oggi “messa in fuga dalla fretta”.

Subentrano infatti l’insofferenza, il nervosismo, a volte la violenza gratuita, che generano insoddisfazione e chiusura. Nell’epoca di internet, inoltre, dove lo spazio e il tempo sono soppiantati dal “qui ed ora”, la pazienza non è di casa.

La pace nel mondo

Il Vescovo di Roma invita a scorgere la speranza nei “segni dei tempi”, guardando però “al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza”. “Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra”, scrive.

Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza. Cosa manca ancora a questi popoli che già non abbiano subito? Com’è possibile che il loro grido disperato di aiuto non spinga i responsabili delle Nazioni a voler porre fine ai troppi conflitti regionali, consapevoli delle conseguenze che ne possono derivare a livello mondiale? È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? 

Questa “esigenza della pace” interpella tutti e impone di perseguire “progetti concreti”. Anzitutto da parte della diplomazia, chiamata a “costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura”.

Appello per la natalità

Con eguale vigore, Papa Francesco chiede di tornare a trasmettere entusiasmo per la vita, dal momento che “si assiste in vari Paesi a un preoccupante calo della natalità” per vari motivi: “ritmi di vita frenetici”, “timori riguardo al futuro”, “mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate”, “modelli sociali in cui a dettare l’agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni”. “Al contrario, in altri contesti, incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi”.

Un’alleanza sociale (non ideologica) per riempire le “culle vuote”

Per il Papa è “urgente” che, oltre all’impegno legislativo degli Stati, ci sia un “sostegno convinto” di credenti e società civile al “desiderio” dei giovani di generare nuovi figli. La comunità cristiana perciò “non può essere seconda a nessuno” nel sostenere la necessità di “un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo”.

Per i detenuti rispetto, condizioni dignitose, abolizione della pena capitale

Papa Francesco invita poi a dare nel Giubileo “segni tangibili di speranza” per i detenuti che “sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto”. La proposta ai governi è che nell’Anno Santo si assumano “forme di amnistia o di condono della pena”, come pure “percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”. Soprattutto il Papa auspica che “in ogni angolo della terra” si formi “una voce sola” che chieda con coraggio “condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento”.

L’apertura di una Porta Santa in carcere

Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, il Papa stesso – annuncia nella Bolla – aprirà una Porta Santa in un carcere.

Speranza per malati e slancio per i giovani: “Non possiamo deluderli”

Segni di speranza andranno offerti anche ai malati, a casa o in ospedale, “specialmente se affetti da patologie o disabilità che limitano molto l’autonomia personale”: “La cura per loro è un inno alla dignità umana”, scrive il Papa, e invia la sua gratitudine a “tutti gli operatori sanitari che, in condizioni non di rado difficili, esercitano la loro missione con cura premurosa”. Di speranza necessitano anche i giovani che tante volte vedono “crollare i loro sogni”. “Non possiamo deluderli”, afferma Francesco: se, da una parte, “è bello vederli sprigionare energie”, ad esempio quando si rimboccano le maniche in situazioni di calamità e disagio sociale; d’altra parte, “è triste vedere giovani privi di speranza” per il futuro “incerto”, per lo studio che “non offre sbocchi”, per la mancanza di lavoro o un’occupazione “sufficientemente stabile”.

L’illusione delle droghe, il rischio della trasgressione e la ricerca dell’effimero creano in loro più che in altri confusione e nascondono la bellezza e il senso della vita, facendoli scivolare in baratri oscuri e spingendoli a compiere gesti autodistruttivi

Il Giubileo sia allora “occasione di slancio” per ragazzi, studenti, fidanzati: “Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!”.

No a pregiudizi e chiusure contro i migranti

Ancora, il Papa chiede che le attese dei migranti “non siano vanificate da pregiudizi e chiusure”; l’accoglienza “si accompagni con la responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore”.

Ai tanti esuli, profughi e rifugiati, che le controverse vicende internazionali obbligano a fuggire per evitare guerre, violenze e discriminazioni, siano garantiti la sicurezza e l’accesso al lavoro e all’istruzione, strumenti necessari per il loro inserimento nel nuovo contesto sociale

“La comunità cristiana sia sempre pronta a difendere il diritto dei più deboli”, chiosa il Pontefice. “Spalanchi con generosità le porte dell’accoglienza, perché a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore”.

Scandalosa la quantità di poveri nel mondo

Non dimentica il Papa, nella Bolla, i tanti anziani che sperimentano solitudine e abbandono: è “un impegno” per la comunità cristiana e la società civile “lavorare insieme per l’alleanza tra le generazioni”. E non dimentica i “miliardi” di poveri che non hanno il necessario per vivere e che “soffrono l’esclusione e l’indifferenza di tanti”: “Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte possono essere nostre vicine di casa. Spesso non hanno un’abitazione, né il cibo adeguato per la giornata”. “È scandaloso”, secondo Francesco, che i poveri siano la maggior parte della popolazione di un mondo “dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti”. Sì, sono menzionati nei dibattiti politici ed economici, ma “per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice” o “un mero danno collaterale”. Non dimentichiamo: i poveri, quasi sempre, sono vittime, non colpevoli

Un Fondo mondiale per eliminare la fame

È necessario allora “che quanti possiedono ricchezze si facciano generosi” verso coloro a cui mancano acqua e cibo: “La fame è una piaga scandalosa nel corpo della nostra umanità e invita tutti a un sussulto di coscienza”. Si rinnova l’appello, lanciato in occasione della Cop28, “affinché con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa”.

Condonare i debiti dei Paesi poveri

Un altro invito accorato è destinato alle Nazioni più benestanti perché “stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli”. “Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia – scrive Papa Francesco – aggravata oggi da una nuova forma di iniquità” quale il “debito ecologico”, soprattutto tra Nord e Sud, connesso a “squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi”.

La testimonianza dei martiri

Nella Bolla del Giubileo il Papa invita a guardare alla testimonianza dei martiri, appartenenti alle diverse tradizioni cristiane: “Semi di unità perché esprimono l’ecumenismo del sangue”. Esprime quindi il “vivo desiderio” che durante l’Anno Santo “non manchi una celebrazione ecumenica”.

L’importanza della Confessione

Francesco parla poi del Sacramento della penitenza che “non è solo una bella opportunità spirituale”, ma “un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno”. Chiede pertanto che nelle Chiese particolari si curi in modo speciale la preparazione di sacerdoti e fedeli alle confessioni e l’accessibilità al sacramento nella forma individuale.

Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi riconciliare da Lui, assaporando il suo perdono

Prosegue il servizio dei Missionari della Misericordia

A tal proposito annuncia che continuano a svolgere la loro “importante missione” i Missionari della Misericordia, istituiti nello scorso Giubileo straordinario, e invita i vescovi a inviarli nei luoghi in cui “la speranza è messa a dura prova”, come carceri e ospedali, o in cui “la dignità della persona viene calpestata”, “nelle situazioni più disagiate e nei contesti di maggior degrado”.

Nessuno sia privo della possibilità di ricevere il perdono e la consolazione di Dio

Pellegrinaggi a Roma

“Elemento fondamentale” di ogni evento giubilare sono poi i pellegrinaggi. Diversi itinerari di fede saranno presenti l’anno prossimo a Roma in aggiunta a quelli tradizionali delle catacombe e delle Sette Chiese.

Le chiese giubilari, lungo i percorsi e nell’Urbe, potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza

L’invito a Chiese orientali e ortodossi

Il Papa rivolge “un invito particolare” a Roma ai fedeli delle Chiese Orientali, in particolare quelli già in comunione con il Successore di Pietro che “hanno tanto sofferto, spesso fino alla morte, per la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa”. Questi fratelli “si devono sentire particolarmente benvenuti in questa Roma che è Madre anche per loro e custodisce tante memorie della loro presenza”, scrive il Pontefice. Ai fratelli e sorelle ortodossi, che già vivono “il pellegrinaggio della Via Crucis”, costretti a lasciare le loro terre d’origine da violenza e l’instabilità, il Papa dice: Per loro la speranza di essere amati dalla Chiesa, che non li abbandonerà, ma li seguirà dovunque andranno, rende ancora più forte il segno del Giubileo

Sosta di preghiera nei Santuari mariani

Francesco invita inoltre i pellegrini che verranno nell’Urbe a pregare nei Santuari mariani per venerare Maria e invocarne la protezione, così ché, “specialmente quanti soffrono e sono tribolati, potranno sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che mai abbandona i suoi figli”.

Auspicio finale

Da qui la “speranza”, appunto, che il Giubileo 2025 aiuti tutti “a ritrovare la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali, nei rapporti internazionali, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato”.

(Fonte: www.vaticannews.va).